La storia completa
Il martire Benedetto, oltre a dare il nome alla città, ne è anche il Santo Patrono.
Secondo l’agiografia del martire, Benedetto era un soldato romano di stanza a Cupra (insediamento romano che sorgeva pressappoco ove oggi sorge la cittadina di Cupra Marittima).
Giovanissimo, questo soldato abbracciò la fede cristiana; convinto della dottrina del Vangelo, volle ricevere il battesimo. Della città era governatore un certo Grifo che, all’infuriare di una persecuzione nel Piceno, fece rinchiudere Benedetto in un oscuro carcere. E siccome apparteneva a famiglia di nobile sangue, lo stesso governatore volle provare con molta astuzia, prima di martirizzarlo, a dissuaderlo dalla fede cristiana. Benedetto rifiutò ogni offerta, e all’età di ventotto anni preferì morire piuttosto che abiurare al suo credo: era il 13 Ottobre di un anno compreso tra la fine del III e gli inizi del IV secolo e che convenzionalmente si attribuisce al 304 d. C.
Martirizzato, quindi decapitato, sul ponte del torrente Menocchia, le sue spoglie furono gettate nel torrente in piena. Sospinte al vicino mare, scortate da alcuni delfini, furono adagiate dall’onda dell’Adriatico sul lido a quattro miglia a sud di Cupra dove oggi sorge la città di San Benedetto del Tronto.
Il corpo del martirizzato, miracolosamente ricomposto, fu portato da un agricoltore su di un carro, verso il colle sovrastante dove lo depose in un sepolcro ricavato nella selva, lontano da occhi indiscreti. Di lì a poco, in seguito a l’editto di Costantino del 313, alcuni fedeli costruirono intorno a quel sepolcro una cappella. Da allora questo martire è sempre stato venerato ed invocato, segnatamente per le guarigioni dal mal di testa. La festa, patrono, si tiene ogni 13 ottobre.
La chiesa di San Benedetto Martire ha una struttura muraria in laterizio ed é in stile neoclassico a pianta regolare con abside a nord e con il campanile sul fianco est.
Attualmente poco rimane dell’antico sepolcro del Santo Patrono e quasi nulla del vecchio edificio (fatta eccezione della parete est che non fu abbattuta perché di solida muratura) poiché la chiesa, ormai incapace di contenere la popolazione del tempo, venne ricostruita ed ampliata tra il 1774 e il 1778, per volere del parroco Pasquale De Signoribus; in quell’occasione andarono persi gli stupendi ed unici affreschi del ‘300 e ‘400 relativi alla passione del Santo.
Il disegno della nuova “fabbrica”, eseguito con linee semplici e disadorne per economia di spesa, venne affidato all’architetto milanese Pietro Augustoni; la realizzazione della nuova struttura riuscì egualmente di effetto assai gradito ai sambenedettesi, anche se videro nella maestosità della facciata principale un disallineamento rispetto alle piccole case circostanti. L’altare dedicato al Patrono venne edificato nel 1785 anche se in realtà, per volere del parroco Don Carlo Vallorani, nel 1831 venne ricostruito, decorato e lavorato a scaglie.
Su iniziativa di Mons. Giacinto Nicolai, futuro vescovo della diocesi ripana, che fu parroco dal 1880 al 1890, si eseguirono le decorazioni dell’abside, della volta e dell’altare dedicato alla Regina del SS. Rosario ad opera del pittore Flaiani di Corropoli. A memoria di queste ultime decorazioni sul montante della porta che dà accesso al campanile è stata murata una lapide con inciso 1886, l’anno d’esecuzione dei lavori.
Nel periodo in cui fu parroco l’acquavivano Don Domenico Gaetani, si ultimarono i lavori del nuovo altare dell’Immacolata Concezione decorato a marmi e dorature e si eseguì nel 1908 il rifacimento del pavimento realizzato riabbassando il livello di calpestio rispetto al presbiterio; inoltre si eseguirono lavori di manutenzione agli altri altari, alla porta maggiore e alla sagrestia dotandola di nuovi arredi.
I finestroni che caratterizzano la navata della chiesa sono adornati da artistiche vetrate policrome a mosaico che riproducono le simbologie dei Sacramenti.
In occasione dell’Anno Giubilare 2000 un attento restauro ha riportato alla luce alcuni degli affreschi preesistenti sulle pareti dell’abside.